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Spartiti e Libri di Interesse Musicale
Teoria e Solfeggio

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Nella maggior parte dei metodi ancora oggi in uso per la 'divisione' e per il 'solfeggio' i problemi ritmici vengono spesso affrontati e risolti a livello imitativo e tacitamente ripetitivo.
In pratica viene di volta in volta presentata e visualizzata una diversa formula ritmica la quale, dopo le dovute delucidazione e l'esempio, verra' ripetuta meccanicamente e costantemente fino ad esaurimento degli appositi esercizi.
A nostro parere tale impostazione elude i problemi ritmici piuttosto che affrontarli direttamente e alla radice, non consentendo all'allievo di raggiungere la necessaria autonomia a livello mentale e musicale.
Nel presente lavoro ci si propone allora di ribaltare tale atteggiamento didattico, presentando e analizzando la materia alla luce della razionalita' e della logica del discorso musicale.
Non e' infatti sufficiente che l'allievo conosca il valore matematico delle singole note (1/4, 1/8 ecc. non rappresentano che pure astrazioni) e il loro organizzarsi in misure intese come somma di quantita', ma e' soprattutto necessario che comprenda l'esatta 'Collocazione ritmica' in relazione ad un piu' ampio contesto.
I problemi interni alle singole cellule ritmiche e alle varianti relative vengono di volta in volta interiorizzati e scomposti dal ragionamento, nell'intento di favorire il raggiungimento di una totale indipendenza. Le capacita' di attenzione e di concentrazione sono rese attive attraverso una tensione intelligente ed efficace di stimoli. La strutturazione chiara e organica, articolata su criteri di logica e di gradualita' e' infatti condizione essenziale per formare nell'allievo-musicista un abito mentale completo, analitico e sintetico allo stesso tempo, sviluppando quella autonomia e prontezza nella percezione e quella autonomia critica che rappresentano i requisiti fondamentali per affrontare qualsiasi realta' musicale e in particolare quella attuale.
Detto cio' e' giusto far osservare che il presente metodo non vuol porsi in alternativa e comunque in sostituzione della abituale pratica del solfeggio, inteso come solfeggio 'parlato'.
Il MANUALE DI MUSICA, pur essendo autosufficiente a livello formativo, deve essere corredato dalla pratica del Dettato musicale e del Solfeggio parlato per chi intenda affrontare gli studi a livello accademico, con relativo esame in Conservatorio.
A tali problemi sono dedicati il corso di dettato - DETTATI ed. LA NOTA 1989 - e i tre volumi del - MANUALE DEL SOLFEGGIO -: in prefazione al Manuale di Solfeggio sara' discussa in modo approfondito la validita' e giusta pratica di quest'ultima disciplina.
Sia qui detto solo per inciso che il tanto vituperato solfeggio parlato, ampiamente attaccato da didatti e musicisti in genere, deve a sua fama di pratica inutile se non dannosa al modo scorretto con cui spesso e' stato ed e' tuttora affrontato.
A nostro parere il solfeggio conserva tutta la sua dignita' didattica e la sua dimensione storica solo se viene recuperata la sua funzione propedeutica, cioe' il suo farsi ponte tra la pura ritmica e l'esecuzione musicale vera e propria. Se vogliamo considerare il solfeggio parlato come un solfeggio cantato facilitato attraverso l'intonazione simbolica, la sua esecuzione deve conservare tutta l'integrita' musicale della pagina che si legge, educando cosi' alla immediata percezione e realizzazione di tutto cioe' che il segno musicale rappresenta (eccezion fatta per il parametro 'altezza').
Cio' che non ha piu' senso di esistere non e' allora il solfeggio parlato in se', ma piuttosto un certo tipo di pratica, con suddivisione e scansione vocale della sillaba-nota, con appoggio costante sui tempi forti o sulla parte forte della pulsazione con le inevitabili conseguenze: frazionamento del suono nelle note lunghe e annullamento di tutti gli effetti di sincope e di contrasto ritmico, sulla base di una costante e normale unificazione degli elementi metrici con quelli ritmici.
Il risultato piu' eclatante di tale prassi e' la contraddizione del reale significato del segno musicale e pertanto di una diseducazione alla corretta lettura.
Nel 'Manuale della Musica' si intende 'educare' alla interiorizzazione mentale della pulsazione, fattore indispensabile all'interpretazione del fraseggio del discorso musicale.
Mario Fulgoni

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